*Testo tratto dalla commemorazione in ricordo di Carlo Bernasconi del
prof. Giampaolo Merlini, suo successore al Centro per la Comunicazione e la Ricerca.
A un anno dalla laurea, e precisamente dall’ottobre 1954 e fino al dicembre 1955, come borsista dello Svenska Institutet, si dedica alla ricerca sulle plasmaproteine nell’Università di Uppsala, in Svezia. Qui lavorano e insegnano due premi Nobel, Theodor Svedberg, che ha sviluppato la tecnica dell’ultracentrifugazione analitica, e Arne Tiselius che conduceva ricerche sulla separazione elettroforetica delle proteine del sangue.
Uppsala era in quegli anni una straordinaria fucina di scienza che attraeva brillanti ricercatori da tutto il mondo. Carlo rivelò subito le sue straordinarie capacità di apprendere e trasferire tecnologie avanzate nella pratica clinica, e di organizzare e costruire nuove realtà sia di laboratorio che cliniche. Caratteristica che contraddistinguerà la sua attività nell’arco della sua lunga vita professionale.
Rientrato in Italia, nel gennaio 1956, a soli 27 anni gli viene assegnata la direzione del laboratorio di biochimica della Clinica Medica di Pavia che attrezza con le più avanzate tecnologie, incluso uno strumento per l’elettroforesi e un’ultracentrifuga analitica. Era il più avanzato laboratorio di biochimica clinica d’Italia. Nel 1960 organizza e dirige il laboratorio di immunoematologia della Clinica Medica. Nel 1969 organizza e dirige il Reparto di Ematologia del Policlinico San Matteo e diviene poi primario della Divisione di Ematologia nel 1971, incarico che ricoprirà fino al 1990, quando è chiamato dalla Facoltà Medica dell’Università di Pavia a ricoprire la Cattedra di Ematologia, proseguendo la direzione della SC di Ematologia della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo fino al suo pensionamento nel novembre 2001.
Carlo in questi anni “costruisce” anche il nuovo istituto di Ematologia dotandolo di ampi e attrezzatissimi laboratori e sezioni di degenza, compresa una zona dedicata al trapianto di cellule staminali midollari, ponendo le basi per una Ematologia all’avanguardia sia nella ricerca di base che clinica a livello internazionale.
In questi anni Carlo attrae collaboratori di altissimo livello scientifico e, insieme, fanno dell’ematologia di Pavia uno dei riferimenti assoluti internazionali. Questa instancabile opera organizzativa si è associata ad una intensa opera di ricerca di base e clinica e ad una qualificatissima attività assistenziale che attraeva pazienti da tutta Italia. Carlo diviene un luminare dell’Ematologia ed è chiamato per conferenze in tutto il mondo.
Ha dato contributi fondamentali in vari campi della ematologia, dalla fisiopatologia delle plasmaproteine, alla immunoematologia, alle talassemie e emoglobinopatie, alle leucemie, linfomi e mieloma multiplo, allo sviluppo di nuovi farmaci in oncoematologia. Ha perseguito con grande determinazione e in modo pionieristico lo studio dell’impiego ottimale delle cellule staminali midollari autologhe e allogeniche per il trattamento delle leucemie acute, delle sindromi mielodisplastiche e del mieloma multiplo, migliorandone la tossicità e l’outcome. Ha promosso l’utilizzo di tecnologie avanzate e sempre allo stato dell’arte per comprendere meglio la biologia delle malattie, definirne la prognosi e per migliorare la terapia secondo i principi della moderna medicina di precisione anticipandola di numerosi anni.
Ha sviluppato fortemente la ricerca clinica particolarmente per lo sviluppo di nuovi farmaci attraverso la direzione e partecipazioni a studi clinici multiistituzionali nazionali e internazionali. Ha creato registri di malattia, elaborato linee guida nazionali e internazionali per numerose malattie ematologiche. Carlo ha guidato l’Ematologia di Pavia a livelli di eccellenza assoluta internazionale divenendo una autorità riconosciuta nel campo della ematologia italiana, divenendo Presidente della Società Italiana di Ematologia, e internazionale.
Carlo era una persona cristallina, di integrità assoluta. Queste doti le ha applicate con dedizione a passione anche assumendosi l’ingrato incarico di Presidente della commissione scientifica antidoping del Coni. Ha proposto un approccio semplice, ma molto efficace per identificare il doping, che purtroppo è stato adottato solo da una federazione sportiva, ma non da quella del calcio.